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quixilith prototipo

Le peculiarità dello stile di apprendimento e le difficoltà delle persone con DSA sono fondamentali per comprendere l'importanza dell'uso dei giochi da tavolo come strumento di potenziamento delle funzioni esecutive. Tuttavia, è essenziale garantire che tali giochi siano accessibili anche per chi ha dislessia. Le difficoltà legate a certi tipi di carte o regolamenti evidenziano la necessità di sensibilizzazione su queste tematiche. Da qui nasce l'idea del gioco Quixilith, progettato per promuovere una maggiore comprensione e inclusione.

In Quixilith, i giocatori devono interpretare carte con forme, dimensioni e spessori diversi, ciascuna presentante indicazioni scritte in modo intricato. Le parole possono essere scritte al contrario, con font e colori variabili, senza punteggiatura e con spazi anomali tra le parole. L'obiettivo è selezionare le carte entro un tempo prestabilito gestito da una clessidra, puntando a totalizzare il maggior numero di punti alla fine della partita. Ogni carta rappresenta un fiore, e ogni fiore attribuisce punti in modo unico.

Quixilith non è solo gioco, è anche un'esperienza più ampia che ha incluso diverse versioni del gioco e confronti tra i vari partecipanti. I risultati hanno evidenziato un coinvolgimento emotivo significativo, con livelli elevati di confusione, disorientamento, curiosità, frustrazione, ansia e il desiderio di arrendersi. Le principali difficoltà sono state legate alla comprensione e decifrazione del testo, alla gestione del tempo e alla memorizzazione delle informazioni, influenzando il processo decisionale durante il gioco. È emersa la consapevolezza che ciò che può creare significative difficoltà spesso viene dato per scontato, o è difficile davvero capire come possa essere così difficile. Quixilith ha evidenziato la necessità di comprensione, ascolto e flessibilità nelle strategie, sottolineando l'importanza di creare contesti ottimali per permettere a ogni individuo di esprimere appieno il proprio potenziale.

Relatori: Emma Mottarella, Matteo Sassi e Dario Massarenti

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